Intorno alla metà degli anni’80, i produttori di cartoni animati e serie tv per bambini, stufi di robot giapponesi e di improbabili calciatori, avevano deciso di dare vita ad alcune produzioni incentrate sulle meraviglie del corpo umano, con l’intento di mostrare ai più piccoli quanto ogni componente del loro organismo fosse frutto di un complesso disegno di ingegneria naturale e si trovasse ad essere totalmente irriproducibile.Senza nulla togliere al corpo umano e ai cartoni animati anni ’80, l’ideazione delle moderne stampanti 3D sta rapidamente consentendo alla scienza di superare gli angusti limiti naturali e di dare vita a riproduzioni di elementi organici sempre più complesse e simili alle originali, ultima delle quali un’avveniristica mano robotica 3D realizzata proprio nel nostro Paese.

Frutto di una collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia (ITT) e l’Inail, la particolarissima protesi ottenuta mediante il ricorso ad una stampante 3D è stata presentata ieri alla presenza dei ministri Poletti e Lorenzin e rappresenta l’ennesimo balzo in avanti di un’ingegneria italiana sempre più in grado di tenere il passo con i principali progressi in ambito medico.Già testata con successo su alcuni pazienti privi dell’arto di riferimento, la mano robotica italiana è stata costruita facendo leva su materiali plastici e componenti metallici in grado di garantire un peso piuttosto contenuto (circa mezzo chilo) e un costo finale del dispositivo di poco superiore a quello di uno scooter, ponendosi così come soluzione ideale per un Ministero della Salute alla perenne ricerca di fondi e metodi per tagliare le ingenti spese.Secondo la testimonianza del direttore dell’ITT, Roberto Cingolani, la protesi risulta perfettamente in grado di supplire alle carenze generate a partire da un intervento di amputazione, facendo leva sulla presenza di due particolari sensori che consentono al trasmissione degli impulsi elettrici cerebrali al braccio e rendendo così la mano robotica in grado di effettuare una serie di basilari movimenti in corrispondenza con la volontà espressa dal pensiero del paziente.In attesa che l’arto artificiale entri in commercio, nel 2017, il Ministro Lorenzin sta valutando se inserire la protesi all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza), garantendo così una piena rimborsabilità del dispositivo, utile magari ad ispirare nuove serie di cartoni animati incentrate sulle meraviglie dell’ingegneria medica nostrana.

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